Recensione film Valiant


Con i tempi che corrono, ossessionati dall'influenza aviaria e timorosi d'ogni tipo di volatile, ci voleva pure qualcuno che riabilitasse i pennuti. A tentare la difficile missione provvede Valiant, con cui la Gran Bretagna osa sfidare lo strapotere americano sul campo dell'animazione tridimensionale. Il personaggio del titolo è un ingenuo piccione campagnolo che (siamo nel 1944) sogna di difendere la patria dai feroci falchi tedeschi. Giudicato di ridottissime attitudini militari per goffaggine e complessione gracile, il piccoletto compensa le carenze a forza di volontà e di zelo patriottico. Valiant riesce ad arruolarsi nel reggimento d'onore della Royal Navy, col compito di recapitare messaggi segreti tra gli Alleati e la Resistenza. Dopo un addestramento intensivo, la sua squadriglia è paracadutata in Francia per recuperare un dispaccio; al ritorno, dovrà affrontare i pericolosissimi predatori dell'aria comandati da von Talon. Al confronto di corazzate americane egemoni come la Dreamworks e la Pixar, a una piccola produzione britannica tocca per forza la parte del peso-piuma. Però il film fa sua la caparbietà del protagonista, uscendo dalla sfida con gli onori militari: l'animazione 3D è d'alto livello (da notare la fluidità del volo), i paesaggi accurati, i personaggi simpatici e commoventi. Forse più i "ruoli secondari" (piccioni caricati di qualità umane, topi sabotatori...) della star, troppo perfettina. Spiace solo la scelta di una sceneggiatura largamente convenzionale e "vista", che sacrifica il necessario pizzico di follia al proposito d'istruire gli spettatori più piccoli sulla seconda guerra mondiale. - Fonte La Repubblica -

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